martedì 11 agosto 2015

Recensione libro

Titolo: Moonlight Mile
Autore: Dennis Lehane
Genere: thriller
Pagine: 320
Data di pubblicazione: 2012
Prezzo: e-book 6,99; cartaceo 11,00 (brossura)




Trama: «Ti ricordi di me?» Così la voce al telefono si rivolge a Patrick Kenzie svegliandolo nel cuore della notte. Una voce di donna. Nessuna presentazione, nessun giro di parole. Solo un imperativo, che suona come una minaccia: «L’hai trovata una volta. Trovala di nuovo. Me lo devi». Forse un incubo, si dice il detective al risveglio. Ma se ne scorderà presto, pensa. Invece, il mattino dopo, lei è lì, sulle scale della metropolitana, ad aspettarlo. Un volto segnato dal tempo e dalla mano dura del destino. Un volto che Kenzie aveva sperato di non vedere più. Perché, dodici anni prima, la stessa donna gli aveva chiesto di trovare sua nipote: una bambina di nome Amanda, scomparsa nel nulla. Lui e la sua partner, Angie Gennaro, l’avevano ritrovata, restituendola alla madre, che beveva e la trascurava. E sbattendo in carcere i rapitori: persone che non volevano farle del male, bensì darle una famiglia stabile e serena. Un caso strano, in cui i colpevoli non coincidevano con i cattivi, e la cui soluzione non era stata un lieto fine. Al punto che Kenzie se l’era sempre portato dentro con angoscia. Per questo, ora che Amanda, ormai diciassettenne, pare essere scomparsa di nuovo, il detective non può tirarsi indietro. Soprattutto adesso che anche lui sa cosa significa avere una figlia. La sua ricerca sarà l’inizio di un viaggio nel cuore di un mercato squallido, dove identità e adozioni sono oggetto di traffici illeciti. Un mondo dove il bene può assumere i contorni del male, e il male quelli del bene. Un gorgo, in cui, a volte, sarebbe meglio non andare a cercare ciò che vi è sprofondato.

Recensione: Carino. Bello perché bravo l'autore nello scrivere e nel descrivere situazioni e personaggi, nonché dei dialoghi brillanti e un senso dell'umorismo sottile che accompagna l'intero romanzo; ma la storia? Non so, forse Amanda avrebbe dovuto rimanere lì, dov'era. Ho amato Amanda ne “La casa buia”, questa piccola cucciola che ha la sfortuna di avere per madre una grande stronza. Forse l’unico libro di Lehane, per cui avrei preferito un finale decisamente diverso. Ma se ne “La casa buia” ho amato Amanda, qui non ho potuto fare a meno di detestarla. È una vera stronza; avrà preso dalla madre? E poi vedere Pat alle prese con la quotidianità, i conti da pagare, la famiglia da mantenere, i figli e tutto ciò che questo comporta... 
C'è un Patrick stanco, adulto alle prese con problemi "terreni" e difficili come la mancanza di lavoro, la crisi, l'arrivare a fine mense. Non ha lo smalto e la brillantezza, almeno all'inizio del romanzo, che lo distingueva nelle storie precedenti. È cresciuto anche lui!
-Katia

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